venerdì 22 luglio 2016

MAPEI DAY 2016

Neanche il tempo di recuperare le forze dall'impegno della Val di Fassa Running che eccomi nuovamente pronto a gareggiare nella gara che mi ha visto all'esordio l'anno scorso e che mi ha subito conquistato: la Mapei Day ovvero la classica salita ciclistica da Bormio al passo dello Stelvio fatta,... di corsa! Per dare l'idea di cosa rappresenta solo due veloci numeri: 21,1 km per 1550 metri di dislivello positivo, dai 1225 mt. di Bormio ai 2758 del passo, in poche parole una mezza maratona su una rampa di lancio!
L'anno scorso fu la mia prima partecipazione, una vera e propria scoperta di una gara a me nuova per la sua particolarità, e quest'anno ero preparato a cosa mi attendeva e per certi versi ciò mi tranquillizza.
Durante la settima trascorsa a Torino dopo il rientro dalla val di Fassa non ho corso molto, gambe giustamente stanche e un clima pessimo molto umido che fa passare la voglia di correre; la sensazione durante questi giorni è che il recupero non sia stato completo.

Con Sarah arriviamo sullo Stelvio venerdì pomeriggioe trascorriamo il sabato a goderci un bel fresco e l'aria sottile della quota. Domenica mattina la giornata è bella alla partenza a Bormio, cielo terso e temperatura calda. Poco prima dello start piacevole ritrovo con Ana e Solerte anche loro reduci del giro fassano.
Alle 8e50 si parte. A differenza della passata edizione il via non viene dato subito ma veniamo accompagnati per circa duecento metri fin di fronte alle terme di Bormio dove per tradizione incomincia la salita e dove sono piazzate le antenne per il rilevamento dei chip.
Sono in prima fila ma al via vengo immediatamente sorpassato da parecchi atleti che hanno avuto un avvio molto rapido tanto che mi giro a destra e sinistra e stupito mi domando se sanno che gara stiamo andando a fare. Iniziano a ronzarmi nel cervello le parole che mi ha detto Ana pochi minuti fa, fino al quinto chilometro devi dormire,... Affrontando i primi larghi tornanti si incomincia a mettere dislivello sotto le suole e ad allontanarci da Bormio. Fa caldo e pur non abbandonando la mia sana abitudine nel fare le traiettorie più redditizie in curva cerco di stare nei punti più ombreggiati.
Si esce da Bormio per addentrarci nella valle del Braulio, la pendenza c'è ma non è eccessiva, scambio due parole con un ragazzo a me sconosciuto ma che indossa la canotta del Roata Chiusani giusto per distrarmi un attimo dalla gara che è solo all'inizio. Guadagno qualche posizione nei confronti di chi probabilmente ha calibrato male le forze in partenza, sto bene cavolo! Vorrei osare qualcosina in più ma Ana continua a ripetermi in testa fino al quinto chilometro devi dormire,... e dormiamo, se così si può dire. Raggiungo un ragazzo che riconosco subito dallo stile impettito e che l'anno scorso sorpassai intorno al decimo chilometro, due parole anche con lui che mi confessa che quest'anno è fuori forma e continuo per la mia strada arrivando nella zona delle gallerie. Questo è l'ultimo tratto con una pendenza ancora accettabile prima di arrivare al sinuoso zig-zag della strada che si appoggia al versante della montagna detto spondalunga.
Sto ancora bene, continuo alla spicciolata a sorpassare qualche concorrente oltre che ai camminatori e ciclisti presenti sul percorso. Affronto bene i tornanti della spondalunga, la mente vola allo scorso anno quando proprio in questo punto incominciai una bella progressione che mi portò a un gratificante risultato finale e spero che anche quest'anno qui possa esserci la chiave di volta della mai gara. Dopo il ristoro del decimo chilometro la pendenza si addolcisce per un lungo tratto che taglia il pianoro di pian del grembo. Raggiungo, dopo che erano nel mirino da diversi minuti, due atleti che corrono affiancati e supportati da un conoscente in bicicletta. Mi accodo e con loro arrivo fino al cartello dei -5 chilometri all'arrivo. Per un curioso effetto prospettico notato nei giorni precedenti al superamento di questo cartello si apre alla mia destra la visuale sulle costruzioni presenti al passo. Da qui abbiamo così un riferimento visivo di dove dobbiamo arrivare e in questo momento sinceramente non è tanto di aiuto. La stanchezza infatti incomincia a prendersi gioco di me e quando la strada riprende a salire più ripida accuso i primi segnali di fatica. Ma non mi faccio prendere dal panico, lascio proseguire i due e prendo un passo consono alla situazione.
Siamo alti, la quota si fa sentire e anche il sole picchia forte dietro la schiena, sono assetato e il sudore non fa in tempo a bagnare la canotta che si asciuga. Giungo al bivio con il valico svizzero, un pò di tifo intorno all'ultimo ristoro e via ancora su per gli ultimi tre chilometri di gara.
Nel mentre già da diversi chilometri ci stanno superando i ciclisti in gara impegnati sullo stesso percorso e che sono partiti mezzora dopo di noi, anche loro come noi col volto tirato alla conquista del traguardo oramai vicino.
Gli ultimi due chilometri sono eterni, sono al limite e non ho quasi più nulla da offrire alle mie gambe per farmi arrivare lassù. Piano piano col mio passettino corto e rapido affronto gli ultimi tornanti, il cartello dell'ultimo chilometro è una benedizione, la mente è un filo annebbiata dallo sforzo ma sono ancora abbastanza lucido per godermi questi ultimi momenti di gara.
Ai -300 metri c'è il nostro albergo semicurva a sinistra e ultimo tornante secco a destra sul rettilineo finale.
E' fatta! Due passi barcollando per prendere la medaglia e anche questo Stelvio è stato domato!

Concludo questa mia esperienza in tredicesima posizione assoluta col tempo di 1:52'16'', i quarantacinque secondi impiegati in più rispetto al 2015 sono il segno tangibile della difficoltà avuta nella seconda parte di gara che però sono riuscito a gestire ancora bene.
La giornata termina infine nel pomeriggio in piazza a Bormio dove ci saranno tutte le premiazioni e l'arrivederci dei bravi organizzatori all'edizione 2017. Ci sarò!

la strada che si inerpica sulla spondalunga vista da sotto e da sopra con anche il tratto delle gallerie

lunedì 18 luglio 2016

LA MIA VAL DI FASSA RUNNING 2016

Difficile concentrarsi e ripercorrere mentalmente i gironi trascorsi in val di Fassa in occasione della Val di Fassa Running, i primi giorni del rientro sono sempre pervasi da un forte senso agrodolce di malinconia, quello che io chiamo mal di Fassa. Eh ma sei sempre lì mi dite spesso,... beh ci sarà un motivo no?!
Come l'anno scorso io e Sarah riusciamo a raggiungere la valle al mercoledì sera, così che nei due giorni seguenti riusciamo tra mattino e pomeriggio a fare con tranquillità i sopralluoghi di ben quattro delle cinque tappe del giro, già opportunamente tracciate e balissate dagli organizzatori. Tralasciamo solo Moena, sulla carta la gara più facile.

Domenica 26 giugno, 1a tappa: Alba di Canazei - 9,8 km
La prima tappa del giro ci porta ad Alba di Canazei dove il percorso originario è stato parzialmente modificato all'ultimo momento per una concomitante gara di mtb.
Il meteo che da il benvenuto al popolo della VdFR oggi è pessimo, i nuvoloni neri che oscurano il cielo scaricano giù un bel acquazzone a mezz'ora dal via. Fortunatamente il tutto dura pochi minuti e ci permette di fare un minimo di riscaldamento e poi partire senza grossi problemi.
Dalla partenza presso il Tobià del Zelì ci dirigiamo verso Canazei sulla ciclabile asfaltata in leggera discesa, il ritmo è subito alto e io cerco di non forzare da subito memore di quello che mi aspetta. Dopo circa cinquecento metri si svolta a destra e si presenta la prima salita del giro, subito dura, prima su fondo erboso che poi si trasforma in un bel sentiero immerso nel bosco. Prendo immediatamente il mio passo e incomincio a superare alcuni atleti, la pendenza è feroce e si assesta su una media del 25%, riesco comunque a correrla tutta fino all'imbocco dopo circa ottocento metri di una forestale in leggera discesa che ci fa rifiatare. Riaggancio una conoscenza con cui abbiamo partecipato al giro dell'Elba a maggio, due parole e poi prendo vantaggio sfruttando la pendenza favorevole. Il fondo sterrato è bello e riesco a tenere un buon passo, ma neanche un chilometro di divertimento che è gia ora di risalire. Un volontario a braccia larghe indica l'imbocco di un sentiero in salita, che è più corta e un pelo più dolce della precedente e riesco a rosicchiare diverse posizioni nei confronti di altri atleti che mi precedevano. Terminata questa seconda ripida rampa si ripassa su una forestale sempre in salita ma ben corribile; siamo alti, sui 1800 metri di quota e riusciamo a godere di un bel panorama sulla Marmolada e sulla punta Vernel di fronte a noi grazie al temporale che ha lasciato momentaneamente spazio a squarci di azzurro nel cielo.
Al quinto chilometro la strada incomincia a scendere, siamo sempre su una larga forestale fino a che ci indirizzano su un morbido sentiero ricoperto di aghi di pino che si inoltra nel bosco in un veloce e facile munta e cala. Da qui poi prendiamo nuovamente la forestale e quindi un tratto asfaltato che ci porta nella borgata di Lorenz, dove affronto una difficile discesa su ciotolato in cui riesco a scendere bene anche se bagnato grazie all'eccelelnte grip delle scarpe che mi regalano una sicurezza in più.
Infine siamo nuovamente su asfalto per l'ultimo veloce chilometro che ci riporta a tagliare il tragurdo di fronte al Tobià del Zelì.
Concludo questa prima tappa di inizio giro in dodicesima posizione assoluta, le sensazioni sono state abbastanza buone e la mancanza di discese tecniche mi ha permesso di correre bene senza difficoltà, cosa che invece era successa l'anno scorso proprio nella tappa inaugurale.
La mia gara su strava qui,
Le foto ufficiali della prima tappa sul sito qui e il video qui.

Lunedì 27 giugno, 2a tappa: Pozza di Fassa - 9,5 km.
Il secondo giorno la gara ci porta a Pozza di Fassa nei pressi del Sunny Bar in località Fraine. L'altimetria di oggi è un bel panettone, con una sola lunga e ripida salita e una discesa molto corribile con solo due punti piu tecnici ma piuttosto brevi.
Alla partenza mi ritrovo nel gruppo di testa che è partito calmo, ci dirigiamo verso l'abitato di Pozza e dopo essere transitati vicini al padiglione delle manifestazioni attraversiamo il paese per portarci sulla ciclabile sterrata in leggero falsopiano a scendere. Al terzo chilometro la pendenza cambia e si imbocca il ripido sentiero che in due chilometri ci porterà in localita Pociace.
Durante la ricognizione ne giorni precedenti aveto notato che la prima metà di salita benchè ripida era corribile mentre la seconda che incominciava dopo aver intersecato una carrozzabile aveva un fondo meno regolare. Riesco quindi a correre bene la prima parte tenendo anche, per i miei parametri, un buon ritmo mentre nella seconda parte sono costretto ad alternare la camminata a passo svelto e schiena bassa alla corsa a passi cortissimi.
Arrivati finalmente a Pociace si svolta a destra e giù veloci per una bella forestale. Sto bene e mi diverto, mettendo nel mirino l'amico svizzero Alberto che riesco ad agganciare e superare dopo qualche centinaia di metri. Durante la seconda tappa di solito si incominciano a vedere i valori in campo e le dinamiche di corsa prendono forma, e intuisco che sarà con Alberto che mi giocherò il posto in classifica generale: lui più efficace sulla salita dura e nelle discede tecniche mentre io più pericoloso sul piano e discese corribili.
La giornata oggi è stupenda, un bel cielo terso e una temperatura fresca, il panorama di cui riusciamo a godere durante la nostra fatica spazia dalle vette del Catinaccio al gruppo del Sassolungo.
La discesa continua fino in prossimità della pista da sci Aloch che noi non affrontiamo ma continuiamo con un paio di tornantini sulla forestale per poi prendere un ripido e tecnico sentiero percorso di solito dalla gara di mtb Val di fassa Bike. Qui sono un pelo in difficoltà, scendo cauto anche perchè le pietre sono ancora bgnate dalla pioggia della notte, mi sorpassano Alberto e un altro atleta che tengo però a distanza ridotta una volta che il sentiero diventa più facile. Terminata la discesa sbuchiamo nuovamente a Pozza che riattraversiamo velocemente su asfalto. Adesso è il mio terreno e infatti rapidamente mi rifaccio sotto al ragazzo che mi aveva sorpassato nel tecnico, riuscendo a passarlo sullo sterrato qualche metro prima del traguardo.
Anche oggi ho provato buone sensazioni correndo piuttosto bene e ben interpretando la tappa, grazie anche al fatto che il recupero tra ieri e oggi è stato ottimale sia a livello organico che muscolare.
La mia gara su strava qui,
Le foto ufficiali della seconda tappa sul sito qui e il video qui.

Martedì 28 giugno, 3a tappa: Fontanazzo - 12,9 km.
Dopo le prime due tappe il giro entra nel vivo, le gambe iniziano a essere stanche e le tattiche di gara fondamentali.
La bella spianata del parco giochi di Fontanazzo in riva al torrente Avisio ci accoglie per prendere parte alla terza, e più lunga, tappa. La giornata è stupenda, cielo terso e temperatura perfetta. Come detto la distanza da affrontare oggi è la più lunga di questo giro, sono poco meno di tredici chilometri che si snodano su entrambi i versanti della vallata; due le salite e due lunghi tratti pianeggianti.
Alla partenza dopo poche centinaia di metri su asfalto si attraversa la statale e incomincia subito la prima asperità di oggi, la salita è lunga un chilometro e mezzo e i primi duecento metri sono molto ripidi. Io sto bene, prendo subito il mio passo corto e di frequenza salgo affiancato da altri atleti. Man mano che si continua a salire guadagno qualche posizione ma sempre senza forzare e col pensiero che la seconda salita che andremo a correre sarà molto più difficile, voglio quindi arrivare ad attaccarla in condizione di ancora relativa freschezza. L'ultima porzione di salita è più morbida e dopo lo scollinamento seguito dal passaggio su un piccolo guado incomincia la bella discesa su comoda forestale dove posso far girare bene le gambe e mettere nel mirino l'amico Alberto che come prevedibile in salita si era avvantaggiato, anche se non di tanto.
Si scende veloci e velocemente arriviamo nel paese di Mazzin, siamo nuovamente ma per poco su asfalto, si attraversa l'Avisio e via a destra sulla forestale che lo costeggia in direzione nord verso Pozza di Fassa. Qui siamo in un leggerissimo falsopiano a scendere e il ritmo di corsa ne usufruisce gli effetti, non forzo anzi cerco di mantenere un passo poco più impegnato di quello di una corsa media e nonostante ciò mi avvicino per poi sorpassare Alberto: credo rimanga a ruota ma invece non sarà è così. E' invece l'amico Andrea "Spuffy" Soffientini che sfruttando le sue ottime qualità da stradista ricuce agevolmente il ritardo che aveva accusato in salita e letteralmetne mi svernicia quando già in lontananza vedo i volontari a presidio del bivio per la svolta a salire.
Secca girata a sinistra e si risale! Dopo qualche metro su un viottolo erboso nuova svolta questa volta a destra a imboccare il sentiero che ci porterà in località Pian dei Pigui, adesso ci aspettano due chilometri e mezzo ripidi in un bel sentiero in mezzo al bosco. Si ritorna a correre a passetti ridotti, lungo il sentiero alcuni brevi tratti mangia-e-bevi danno un leggero sollievo.
Sento da dietro arrivare Alberto e Michele e si forma così un piccolo trenino insieme a una quarto atleta che avevo raggiunto e superato. La pendenza si fa più dura nella parte finale e il sentiero si attorciglia in numerosi zig-zag.
Alberto passa, ne ha di più sul duro ma so che manca poco al punto di ristoro che è posto sullo scollinamento.
Sbaglio strada, o meglio conoscendo il percorso seguo i camminatori che come sempre incontriamo durante la tappa dal momento che partono mezz'ora prima di noi, facendo una linea diversa, da dietro mi richiamano all'ordine e con un veloce traverso in mezzo alle ortiche torno sui miei passi.
Due bicchieri d'acqua fresca al ristoro e giù in picchiata su una bella forestale che mi pare un'autostrada. In men che non si dica passo Alberto, che all'arriverò mi confessare di non essere in giornata, e adesso sì che non mi risparmio, il più è fatto e a parte un piccolo dentino non ci sono più grosse difficoltà per oggi. La discesa scorre veloce, mi diverto e ai meno 3 km dall'arrivo affronto l'ultima corta asperità del menù odierno. Finita questa mancano solo più due chilometri in leggero fallsopiano a salire che da Campestrin ci riporta a Fontanazzo a tagliare il traguardo sotto il gonfiabile rosso.
Una bella tappa oggi, dura ma bella! Averla provata nei giorni precedenti è sicuramente stato utile per affrontarla e interpretarla al meglio, un piccolo aiuto per me sono sincero.
La mia gara su strava qui,
Le foto ufficiali della terza tappa sul sito qui e il video qui.

Giovedì 30 giugno, 4a tappa: Moena - 9,4 km.
Il giorno seguente a quello di riposo il popolo colorato della Val di Fassa Running si ritrova a Moena per una tappa che sulla carta è abbastanza facile, quasi interlocutaoria in vista della grande fatica che farà da padrona domani. La giornata è bella, cielo pulito e temperatura tiepida ma io mi sento tanto bene e addirittura soffro il freddo. Mi assale un pò di ansia temendo di essermi ammalato ma durante il breve riscaldamento e dopo un paio di allunghi percepisco che posso difendermi anche in queste condizioni di non perfetta forma.
Il percorso di oggi è veloce, si parte in direzione nord, prima su sterrato facile e poi sulla ciclabile in asfalto che a settembre ci vede correre la Marcialonga Running. La pendenza favorevole fa sì che il ritmo è piuttosto elevato fin da subito, io tengo botta e corro abbastanza bene questi primi quattro chilometri. Poco dopo il quarto chilometro arriviamo al cospetto dell'unica asperità del giorno: una salita su un sentiero stretto immerso nel bosco. La pendenza non è impossibile, si corre agevolmente seppur a ritmo ridotto, inoltre nel chilometro di sviluppo ci sono un paio di spianate che fanno respirare. Il sentiero in salita termina intercettando una bella forestale in discesa che ci riporta in direzione di Moena. Anche in questo tratto corro bene recuperando immediatamente il gap che avevo subito da Alberto per poi avvantaggiarmi. Dalla forestale poi si ritorna per l'ultimo chilometro su sterrato già corso in partenza e quindi al traguardo nei pressi del parcheggio Nevalge.
Una tappa facile oggi, un bel riscaldamento per il gran finale di domani.
La mia gara su strava qui,
Le foto ufficiali della quarta tappa sul sito qui e il video qui.

Venerdì 1 luglio, 5a tappa: Campitello di Fassa>Col Rodella - 7,5 km.
E siamo giunti alla fine di questa avventura dolomitica. Cinque giorni di gara che sembrano lunghi e difficili ma che trascorrono sempre troppo velocemente.
Prima però di mettere la parola fine al giro manca ancora una tappa, la più dura, il famoso e temuto tappone che come di consueto è di sola salita.
Quest'anno gli organizzatori non hanno voluto farci mancare nulla tracciando un percorso veramente impegnativo, a mio parere fin troppo. Avendolo già provato in escursione con Sarah so quello che mi aspetta e non so fino a che punto sia un bene. Fatto stà che venerdì mattina dal piazzale della funivia di Campitello di Fassa gli occhi di tutti sono puntati lassù, ai 2400 metri di quota  del Col Rodella che si staglia bello pulito in un cielo azzurrissimo ben 1000 metri più in alto delle nostre teste. In zona partenza ho la bellissima sorpresa di incontrare Matteo, già compagno del giro l'anno scorso e a settembre alla Marcialonga Running, oggi presente solo per questa sparata all'insù.
Il percorso di soli sette chilometri e mezzo si può suddividere in tre tratti, il primo di tre chilometri dalla partenza e poi lungo la val Duron fino all'imbocco del sentiero per il rifugio Pertini. Da qui la seconda parte, la più dura di due chilometri per 530 metri di dislivello e infine dal Pertini fino all'arrivo l'ultimo step, il più scenografico e meno ripido.
Alla partenza siamo tutti molto cauti, e a velocità ridotta lasciamo il paese di Campitello per imboccare su asfalto la val Duron; siamo già in salita, ma facilmente corribile.
Superato il ponte sul ruf de Duron la pendenza si fa più severa e si passa sullo sterrato della forestale che risale tutta la vallata. I ritmi sono per forza di cose lenti, i passi corti e rapidi, il respiro sempre alla ricerca del maggior ossigeno possibile. Ognuno corre per sè, qui non c'è tattica o ce n'è molto poca, qualcuno indietreggia e qualcun altro più efficiente tra cui io risale di qualche posizione il gruppo che si è sgranato.
Cerco di calibrare le forze anche se è ben difficile, su salite così ripide sembra sempre di andare fuori giri da un momento all'altro. Fin alla località Fraines tutto bene ma manca poco all'inizio dell'inferno e infatti dopo qualche centinaia di metri dalla baita rifugio Fraina i volontari ci indicano la svolta a destra: si lascia la forestale e incomincia il duro e ripido sentiero.
Decido di continuare a tenere un passo di corsa, se così si può chiamare, fin dove riesco. Il procedere è reso difficoltoso dal fondo molto irregolare e a tratti pietroso oltre che dal fatto che poco alla volta recuperiamo tutti i camminatori anche oggi come di consueto partiti una mezz'ora prima di noi.
Alcuni di loro più reattivi e attenti si fanno da parte, altri già in difficoltà ci obbligano a qualche zig zag.
Corro all'incirca per il primo terzo di salita prima di scegliere la solita alternanza tra corsa e camminata. E' in questo momento che mi passa Matteo, due parole di conforto e ognuno per la sua strada. Nel tratto conclusivo del sentiero il bosco si dirada e rimaniamo all'aperto, alla nostra destra si inizia a scorgere il profilo del Col Rodella mentre alzando gli occhi di fronte a noi sono le alte pareti del Sassolungo a farla da padrone.
Fatico tanto, sbuffo come un cinghiale e per quanto riesca a difendermi discretamente in salita qui la pendenza è troppo proibitiva per le mie caratteristiche, siamo a livello di vertical.
Mi raggiungono gli amici della Podistica Torino Fabrizio e Sergio, manca poco al rifugio e proseguo con loro per questo difficile tratto. Dopo due tornantini su fondo molto ghiaioso sbuchiamo al rifugio Pertini, tempo di bere un bicchiere d'acqua e via a destra sul sentiero più largo e comodo che corre lungo il perimetro del gruppo del Sassopiatto e Sassolungo.
Le gambe gonfie di fatica non rispondono immediatamente al nuovo stimolo per correre, ma il grosso è fatto e la voglia di arrivare laggiù al colle è tanta.
Fabrizio e Sergio si allontanano di qualche decina di metri ma rimangono a tiro, poco alla volta la mia corsa diventa nuovamete efficace e sfrutto alcuni tratti in contropendenza per rilanciare il ritmo stando attento agli escursionisti presenti sul sentiero.
Poco prima di arrivare al rifugio Friedrich August mi raggiunge anche Andrea che mi chiede dove sia l'arrivo, io per la stanchezza non riesco a fiatare ma gli indico con la mano la direzione, ancora in su dove in lontananza si può vedere l'arco gonfiabile rosso.
Superato il Friedrich August al bivio svoltiamo a destra per l'ultima dura rampa di trecento metri. Un muro sterrato che per quanto ripido lui e stanco io voglio correre tutto.
A raccontare non si riesce a rendere l'idea, chi magari frequenta i posti sa cosa intendo. Con un'azione che potrebbe sembrare una corsa sul posto riduco centimetro dopo centimetro la distanza che mi separa dal tragardo vivendo un pò quelle emozioni che si dice viva il maratoneta negli ultimi centonovantacinque metri di gara.
Quando avevamo fatto la ricognizione con Sarah le avevo detto, "sai, quando saremo qui venerdì saremo felici ma allo stesso tempo tristi perchè tutto starà per finire". E infatti è proprio così, la stanchezza lascia il posto alla gioia per aver concluso il giro ma nel contempo una prima velatura di malinconia incomincia a nascere. Per quanto voglia far dilatare questi attimi sospeso nelle mie emozioni mi ritrovo con la medaglia da finisher al collo.
E' fatta! Anche questo giro è stato portato a termine.
In questa ultima prova ho patito come prevedevo più del dovuto, perdendo una posizione in classifica generale pur mantenendo inalterato quella di categoria.
La mia gara su strava qui,
Le foto ufficiali della quinta tappa sul sito qui e il video qui.

Concludo questa mia ottava participazione al giro in dodicesima posizione assoluta, il tentativo accarezzato durante la terza tappa di rientrare nella top-ten purtroppo non ha avuto successo; onore agli amici con cui ho battagliato in gara ma sempre col sorriso!
In campo assoluto è il forte Alex Baldaccini che vince questa diciottesima edizione sul vincitore dell'anno scorso e compagno di squadra Vincenco Milesi. Chiude il podio il grande amico Massimo Galliano, gli anni passano ma quando la strada punta verso il cielo lui è ancora lì a dire la sua!
In campo femminile purtroppo si è registrato l'abbandono dopo la prima tappa della sempre solare Ana Nanu per un problema muscolare che si trascina da tempo, lasciando campo libero a Serafini, Scarselli e Sarah a salire sul terzo gradino del podio.
Piccolo miracolo per il nostro team "A sarà düra... Ma Arivùma!" che a ranghi ridotti al minimo sindacale agguanta una seconda posizione dietro agli amici sempre presenti della Gang dell'Umbria; grazie a Lorena, Jonathan, Sarah e Andrea Spuffy per la simpatia e l'aiuto!
Sempre bravi gli organizzatori capitanati da Francesco Cincelli che anche quest'anno sono riusciti a proporci un bel giro con tappe sempre diverse e nuovi scorci fassani da scoprire e i circa cinquecento partecipanti totali sono la giusta ricompensa ai loro sforzi.
  
Un'altra Val di Fassa Running è terminata, nella torrida Torino chiudo gli occhi e mentre inizio mentalmente un lungo countdown per il 2017 cerco di immaginare e assoporare il profumo di dolomia,.... in pieno mal di Fassa.

Le classifiche finali sul sito della gara qui;
tutti i vari comunicati stampa e le classifiche tappa per tappa sul sito pegasomedia qui.

i top

 il trop 

 il tappone finale

 sulle tracce della prima tappa,...

 ... e dell'ultima
 
 ricognizione a Pozza di Fassa,...

 ...e a Fontanazzo

 Altro che mare,...: Lido Fontanazzo!

 
A sarà Dura,... ma Suma Arivà anche quest'anno! Guest Star Ana e Solerte!